domenica 23 maggio 2010

Nero più che azzurro...

Riassunto della prima giornata. I Pingus (Fabri e Eve) mi portano a Malpensa dove mi aspetta il volo per Parigi. All'arrivo al terminal, colpisce una maglia gigante dell'Inter appesa ad uno dei palazzi dell'aeroporto. Certo, è sabato 22, è il giorno della finale... Chissà quanti in attesa di volare a Madrid. Ecco, infatti... Ma chi si immaginava così tanti? Ieri per la capitale spagnola partiva più o meno un volo ogni 10 minuti. E questo ha comportato il fatto che quasi tutti quelli che erano presenti all'interno dello scalo non per motivi di lavoro, indossassero una maglia con righe o loghi interisti. Tanti Eto'o, parecchi Ballotelli, un tizio (molto somigliante al rugbista Chabal) con quella di Cordoba. Persino un paio di Ronaldo... Secondo effetto collaterale: conti d'oro per tutti i bar dello scalo, ma impresa impossibile trovare una brioche e code bibliche per un caffé. L'economia ringrazia l'Inter. Io, quando ho visto in un angolo, nascosti e silenziosi, due tifosi del Bayern in attesa di salire su un volo dei tanti per Madridd, ho avuto compassione. E anche un po' di tristezza, perché le loro facce già mostravano come sarebbe poi finita la serata. Anche per questo, appena agganciato a Parigi il compagno di viaggio Stefano Ferrando, quasi senza proferire parola ci siamo indirizzati verso una buona cena, piuttosto che un'affollata brasserie con maxischermo.

Il nostro hotel è nei pressi di Notre-Dame, ad uno sputo dal Louvre. Avete vsto il film "Il Concerto"? Ecco, siamo dietro al teatro Chatelet. Meglio di così si muore, anche se... La camera, piccolina ma ben tenuta, è curiosa. Per andare sul balcone bisogna scalare la finestra, visto che il balcone è a più di 1 metro da terra... In bagno il lavandino sembra una ciotola da insalata: non comodo e nemmeno bello. E fare la doccia è sempre un esercizio di stile: si rischia di allagare la stanza, visto che la paratia arriva a metà vasca. Risparmio... Il primo dramma si chiama Internet. L'hotel lo fornisce gratuitamente.
Naturalmente, un solo piano dello stesso ha problemi di connessione: il nostro. Così per vedere la posta, scrivere qualcosa su Facebook, spedire un paio di foto è necessario scendere nella hall. Dove ieri sera gli inservienti di turno si erano accampati sull'unico tavolo con un take away giapponese preso sulla via parallela all'albergo. Stamattina sul divano c'era un tizio sdraiato a ronfare candidamente. Doveroso uno sguardo anche alle previsioni: danno pioggia da martedì a oltranza...

Ore 9.30: si va al Roland Garros. 40 minuti di metro e 10 a piedi, si arriva all'ingresso. Procedure d'accredito normali e veloci, per me. Stefano qualche problema, risolto con un'oretta di patema. Ci installiamo nella cabina tv: vista spettacolare sul Centrale (Campo Chatrier) internet wifi che... non funziona. O meglio, quando decide di andare, va a bit all'ora. Per scaricare la mia copia in abbonamento del "Fatto" di oggi, 26 minuti (8 mega di roba, mica esagerato: fortuna che non devo guardare Lost in streaming...).
Federer gioca domani. Nadal gioca martedì, se non piove... Tra poco magari vado sul campo 18 a vedere Roger allenarsi. (Aggiornamento: ci sono andato, c'erano 1000 persone a vedere un allenamento. Di fianco c'era una partita del tabellone principale, e meno di 200 persone a vedere... Questa è la forza di un grandissimo campione!). Speriamo bene.

PS: per la serie le piccole differenze... A Flushing Meadows l'organizzazione passa un credito di 20 dollari al giorno per il cibo, in uno qualsiasi dei ristoranti del complesso. A Wimbledon ogni due tre ore passano a chiederti se vuoi (gratis) panini, insalata, dolcetti, acqua. Qui bibite fredde offerte, caffé e cibo a pagamento. Forse non vi interessava saperlo...

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